Raven Rush

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  1. _Kagura_
     
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    Nome:
    Raven | ma di solito la chiamano solo Doctor

    Cognome: Rush | adottivo

    Rango e/o riconoscimenti: //

    Età: 30 anni

    Sesso: femmina

    Razza: Arkanian

    Pianeta Natale: sconosciuto

    Lingue Conosciute: padroneggia Basic e Arkanian

    Force Sensitive:

    Stato di salute: Illesa (soffre di insonnia)


    Descrizione Fisica del Personaggio:
    (altezza 1.80 ; peso 70kg)
    A prima vista nulla di lei farebbe pensare ad un membro della sua specie. Alta, sinuosa, con un portamento alquanto felino e predatorio, ma sempre impeccabilmente elegante e professionale, sebbene con quella giusta dose d'accortezza che può fare la differenza tra la classe e la mancanza di personalità. Gambe lunghe, fianchi larghi e vita stretta, un seno non così prosperoso e in generale un fisico asciutto ne fanno un individuo a prim'occhio atletico, se non altro elastico. In verità il suo impegno nel frangente estetico, il valorizzare i doni della natura -o della genetica come preferisce dire lei- è solamente una questione di tattica d'avanzamento di carriera. Per lo stesso motivo, i capelli, altrimenti completamente candidi, sono tinti di nero pece, tenuti lunghi e scalati, con riga in mezzo, lievemente ondulati, bada bene di tenerli alla larga dal viso, talvolta ostentando un piccolo tick alquanto controproducente, come quello di passare le ciocche che tenderebbero ad andarle sugli occhi, dietro le orecchie ahimè appuntite.Tale particolare è il segno della sua non-purezza di razza: è infatti un esemplare in parte inquinato con Sephi-Arkanian, come dimostrano anche le mani dalle cinque dita sottili ed agili e decisamente senza artigli. Ciò che però più la rende riconoscibile sono gli occhi, questi interamente Arkanian. Accostata alla bella forma a mandorla e il nero del trucco, si cela infatti un'iride totalmente bianco e nessuna pupilla visibile, un aspetto che alcuni ritengono inquietante e che lei nasconde dietro ad occhiali da sole di varie fogge, che hanno anche lo scopo di proteggerne la delicatezza, da fonti di calore troppo forti e dalla luce del sole. Il viso si presenta per il resto assolutamente umano, dai lineamenti abbastanza morbidi, ovale, con zigomi pronunciati, e dalla carnagione rosea. Un naso piccolo e regolare, sopracciglia sottili, e labbra carnose e truccate non troppo vistosamente, da soli bastano a regalarne tutta l'espressività, laddove gli occhi possono dire poco o niente. Non che la mimica sia granchè accentuata in realtà, giacchè come abbiamo detto è consapevole dei propri punti di forza ed ama usarli. L'impenetrabilità delle sue emozioni è una di queste. Il suo viso è perlopiù rilassato e neutrale, talvolta accattivante o seducente, talvolta (spesso) sprezzante, ma poco dona di reazioni così umane come paura, sorpresa o gioia; queste sono trattenute dietro ad una maschera per tutto il tempo, ad esclusione di pochi istanti.

    Abbigliamento:
    Raven è una donna con la piena consapevolezza dei propri punti di forza e capace di sfruttarli a partire da cose semplicissime come l'abbigliamento. Ama le divise e i completi, ma solo se può personalizzarli con qualcosa di extra che la valorizzino, come tacchi vertiginosi e capi aderenti. Non cede mai però nelle volgarità, anzi ben poco di lei rimane esposto alla luce, a riprova della sua almeno apparente serietà. Un abito per ogni occasione, tutto calcolato in base all'ambiente e alle circostanze, ma sopratutto alle persone.


    Temperamento del Personaggio:
    L'ambiguità è sempre stata una delle caratteristiche principali di Raven. Fin da tenera età l'arkaniana ha imparato a costruirsi un'immagine di facciata, a sorridere quando è triste e rimanere impassibile quando gioisce. Sarà per un'attitudine della propria razza, sarà per la sua propria natura, Raven ha sempre considerato l'emotività una debolezza, fonte di dolore e delusioni. Questo il motivo per il proprio insuccesso nell'uso della Forza, là dove l'istinto mancava e l'emote era costretta e celata dietro una maschera. Piangi e c'è chi riderà di te, ridi e qualcuno saprà come farti del male. Eppure la maschera poggia su un volto, un volto per lo più contratto in smorfie di estrema passione, dolore e trionfo; sì perchè malgrado la prigione di menzogne che s'è costruita attorno, Raven nasconde un animo capace di sconvolgente umanità, solo che ha deciso di ignorarlo, di mentire persino a sè stessa. Perciò quella fitta che senti quando ti calunniano per la tua freddezza, mentre sorridi ringraziando per l'insulto, è uno spasmo del tuo cuore, costretto tra pareti di basalto, che cerca di far sentire la propria voce; cerca di farti soffrire, il bastardo.
    Chi la conosce vede dunque ciò che vuol vedere, talvolta comprendendo l'alone di mistero che la donna nasconde, talvolta accontentandosi dell'analisi superficiale del primo sguardo, ma nell'uno o nell'altro caso fa lo stesso: a lei non importa così tanto di apparire convincente, così come al genere di gente che frequenta non importa di essere convinti, fintanto che entrano in ballo denaro e prestazioni. A tal proposito c'è da specificare come Raven sia pronta a sacrificare tutto in favore dei propri obbiettivi, anche a costo di doversene pentire poi e più è alto l'obbiettivo, più s'alza anche la posta in ballo. Questo non deve però far pensare che sia avventata, tutt'altro: è solita ponderare con molta accortezza di fronte ad una scelta, a studiare il caso matemeticamente e quindi optare per l'opzione più conveniente, dato il risultato da ottenere. Non le piace tergiversare, soffermarsi e venire rallentata, ergo è solita sbrigare velocemente i suoi affari e sopratutto non ama parlare quando non è necessario e con chi non sia utile a qualcosa. Non esattamente una tipa da compagnia, per intenderci. Gli unici soggetti per cui dimostra uno sprazzo di comprensione sono i bambini ed i droidi: nei loro confronti risulta quasi amorevole, ma sono attimi che durano poco e possibili solo nell'intimità della solitudine. Nei confronti dei pazienti si comporta con freddezza e professionalità asettiche, e qualche sorrisetto assolutamente fasullo, quasi velenoso.
    Nel complesso si può dire una persona divisa nettamente tra il fuori e il dentro, con ben pochi ponti comunicanti ed una certa propensione per accontentarsi della commedia.


    Storia del Personaggio:
    Trent'anni è un periodo di vita considerato breve, ma terribilemente lungo se si vuole lasciarselo alle spalle. Raven non sa di preciso chi furono i suoi genitori biologici, ma non importa, non l'è mai importato, perchè fin da che può ricordare ha sempre avuto una famiglia. Coloro che le donarono nome e casa erano due esseri umani di Coruscant, già piuttosto avanti negli anni, ma con il grande desiderio di poter avere un figlio, motivo per cui -raccontarono poi ad una Raven cresciuta- richiesero la possibilità di una adozione chiusa e venne loro portata l'Arkaniana. I due uomini, uno stilista in pensione ed un brillante matematico, garantirono a Raven un'istruzione adeguata alla sua naturale intelligenza e inclinazione per le scienze mediche e le nanotecnologie, permettendole così di sviluppare il suo pieno potenziale nel corso degli anni. La bambina, poi ragazza, si diplomò quindi con pieni voti, ma già in quei primi anni qualcosa stava strisciando dentro il suo animo e mentre genitori e compagni di studi vedevano una giovane dotata e sorprendentemente piacevole per la sua razza, lei provava una profonda indifferenza per ciò che la circondava, per affetti e piccoli risultati. Il suo cuore celava un desiderio diverso: grandezza. Ma fu più o meno in quel periodo, quando aveva oramai vent'anni che una fatto inaspettato la portò su una strada diversa. Un jedi scoprì durante un incontro casuale che l'Arkaniana era Force-Sensitive e le offrì dunque l'opportunità di entrare nel tempio jedi. In quel periodo i suoi genitori erano ormai al termine della vita e la loro opinione non contò poi molto, perchè malgrado tutto la ragazza accettò di unirsi all'Ordine con la prospettiva di ampliare le sue conoscenze a ciò che andava ben oltre cellule e circuiti: si parlava dello studio dell'anima, o così almeno la vedeva lei. Ma una volta giunta al Tempio la sua richiesta venne respinta, venendo lei ritenuta inadatta. Incapace di rassegnarsi a non veder sfruttate le sue potenzialità, Raven abbandonò Coruscant per dirigersi alla ricerca degli unici altri fruitori della Forza di cui sapeva l'esistenza: i sith. Dovette impiegare tutto il suo ingegno, ma alla fine trovò una piccola base, di quelli che almeno suppose fossero sith. Durante quel periodo dunque, la scienza subì un momentaneo scacco nel suo percorso, perchè Raven si trovò molto più interessata nell'apprendere i fondamentali della filosofia sith e le normali pratiche della setta, ma anche l'ulizzo della Forza in ogni suo genere d'accezione, così come lo studio dell'unica arma che toccò mai fino a quel momento: la spada laser, nello stile Makashi. Ma la ragazza dovette presto rendersi conto che malgrado si presentasse estremamente talentuosa in molti campi, così non era per quelli da jedi: il suo apprendimento teorico era rapido nella logica, e nel memorizzare informazioni, ma tardo nella pratica e nella cosa fondamentale per un sith -l'emotività. L'evidente difficoltà tuttavia fu messa da parte e presa come una sfida d'orgoglio, un atteggiamento ben celato verso i compagni, ma non certo verso coloro che l'istruivano. La sua presenza d'altrocanto si rivelava utile quando si trattava di ciò per cui invece era portata: medicina e meccanica, essendo lei già perfettamente in grado di condurre operazioni chirurgiche. La giovane sembrava dunque destinata a diventare una guaritrice ausiliaria, ma qualcosa accadde. Mantenere un basso profilo non era un problema per lei, ma in quel caso qualcosa andò storto, perchè inaspettatamente -ma non poi così tanto- Raven si trovò a dover gestire le avance piuttosto violente di uno dei guerrieri. Gestire, perchè sì, l'occasione per studiare il Lato Oscuro non poteva presentarsi meglio che così, fingendosi innamorata di un sanguinario fruitore di questo. E purtroppo le avance divennero check-point e Raven si trovò a dover gestire un problema piuttosto rilevante: come spiegare che era incinta? Ma ormai ciò non era più visto come un problema in sè, perchè a forza di fingere l'amore era arrivato davvero e la giovane aveva scoperto che lasciar screpolare la barriera di freddezza dietro cui aveva vissuto la propria vita non era poi così male. Quello era probabilmente l'unico caso conosciuto in cui il contatto col Lato Oscuro avesse fatto più bene che male di fronte all'insensibilità di chi poi imparò ad amare. Ma Raven era sempre Raven e sopratutto un'arkaniana e questo non poteva essere cambiato. Durante il periodo passato nel covo sith, non potendo esercitare la Forza e dovendosi limitare ad implementarne le conoscenze, ella s'era dedicata nuovamente con assiduazione al proprio lavoro scientifico e nella sua mente un progetto di ambizione superiore a qualsiasi altro, s'era fatto largo. E così quando il suo amato dovette allontanarsi dal covo per una missione di 6 mesi, ella non trovò altro a cui dedicarsi, nemmeno lo studio della Forza assieme a lui, se non il proprio lavoro. In quei mesi divenne ossessionata dal progetto, cominciò a imporsi ritmi sfibranti, integrando il proprio corpo con nutrimenti da laboratorio, togliendosi il sonno nel tentativo di venire a capo dei numerosi quesiti. Poi venne il momento del parto, una pausa momentanea che ironicamente, quasi uccidendola, le fece riprendere le forze. Ma dopo poco meno di un mese il pensiero fisso del suo progetto fermo, lì ad aspettarla, diventò una presenza nella sua testa tanto forte da provocarle crisi da astinenenza, sofferenza fisica. Tornò al lavoro e più lavorava, più la voce del suo progetto superava le urla della sua bambina affamata. Quando il suo amato tornò, aspettandosi di trovare lei e il frutto del loro amore ad attenderlo vittorioso, trovò il corpicino della bambina riverso nel lettino, con la bocca ancora spalancata di pianto e le guance paffute ingrigite nello squallore della morte, il volto contratto in una smorfia orrenda di dolore. Raven Rush stava ancora lavorando.
    Non c'è parola per esprimere il tumulto di urla ed emozioni che scoppiarono in quel laboratorio. Lei non si era accorta di nulla, lui cercava la vita e aveva trovato lo scempio della morte di un infante, affamato dalla propria indegna madre. Il mai-padre distrusse pezzo per pezzo l'intera stanza e tutti i dati che conteneva, mentre la donna disperava sull'innocente sacrificata alla scienza. E mentre il sith scaricava la sua ultima rabbia sulla stessa giovane a cui aveva affidato un pezzo del proprio cuore, lei maturò una decisione. La Forza l'aveva portata a tutto ciò e dunque la Forza avrebbe pagato; ma la sua bambina, lei non sarebbe morta invano: il progetto sarebbe stato completato, l'avrebbe ricominciato dal principio, ma l'avrebbe terminato, a qualsiasi costo. Questi furono i pensieri che la portarono a strisciare sul pavimento intriso del proprio sangue e a compiere l'ultimo atto da force-user, prima del suo rifiuto della Forza, curandosi quel che serviva ad uscire di lì. Qualche tempo dopo il covo venne raso al suolo. Il cadavere di Raven non venne ritrovato, e di lei non si seppe più nulla.

    Cinque anni dopo
    [....]






    Edited by _Kagura_ - 11/4/2014, 14:25
     
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